mercoledì 17 febbraio 2010

E’ stata una sfida vinta quella che il Coordinamento Arcobaleno ha portato a Magenta










“L’amore spiazza” nel giorno di San Valentino ha davvero spiazzato i pregiudizi e le paure di una comunità che ha potuto conoscere “de visu” lesbiche, madri e figlie, gay, studenti e lavoratori, trans e genitori che hanno il coraggio di condividere e sostenere le lotte dei loro figli\e.

Capiamo che il linguaggio della libertà, dell’amore, della convivenza, è possibile e questo ci rincuora e dimostra quanto siano lontani dalla realtà certi esponenti politici che dovrebbero essere i portatori di una coscienza avanzata e si dimostrano invece arretrati e inconsapevoli persino della maturità dimostrata dai loro stessi concittadini. A pochi metri dalle bandiere verdi della Lega che, al solito, non aveva colto l’occasione di tacere, abbiamo portato i colori e la festa di un incontro autentico che ha sepolto sotto una valanga di gesti di attenzione e ascolto e musica, il pregiudizio omofobico. Magenta ha smentito, con i tanti intervenuti in piazza, la violenza e la stupidità di chi considera l’omosessualità una devianza e un pericolo sociale. Madri e padri, bambini e anziani sono venuti a parlare con noi e hanno lasciato un piccolo segno colorato di solidarietà sul nostro striscione che chiedeva di posizionarsi contro l’omofobia.

Il telone che all’inizio della manifestazione era bianco con la sola scritta: “diamoci una mano a manomettere l’omofobia”, alla sera era riempito di impronte quasi sovrapposte, abbiamo avuto persone in coda per lasciare l’impronta della loro mano e il nome.

I libri viventi seduti in piazza con altre sedie di fronte per accogliere le domande di coloro che passavano, alla fine erano impegnati in conversazioni.

Qualcuno ballava al suono della banda che ha accompagnato la nostra iniziativa.

Al microfono aperto le persone hanno potuto ascoltare non parole d’ordine e comizi politici, ma il vissuto di chi vive con fatica e orgoglio il proprio amare e modo d’essere.

E tutti coloro che erano intorno ascoltavano con grande attenzione e curiosità.

Dobbiamo dire grazie a questa gente che ci ha dimostrato quanto la coscienza delle persone comuni sia più avanti e attenta della nostra classe politica, questo ci rincuora e ci spinge a proseguire nelle nostre battaglie.

Persone di ogni età ci hanno avvicinato e se anche qualcuno ha posto questioni intrise di pregiudizio, abbiamo potuto, con le nostre persone, i nostri pensieri, provare a modificare quei pensieri.

Persone anziane sembravano non riuscire a pensare all’omosessualità se non in termini di “letto”, di “pratica sessuale” ma quando rispondevamo, raccontando dei nostri dolori e delle nostre vite, tacevano, interrogandosi forse per la prima volta, e per la prima volta osservando quanto tutti noi fossimo “ordinari\e”:

Tanto è vero che qualcuno chiedeva “ma dov’è il Pride?”, confondendo quella che è la richiesta dei diritti civili con ciò che abitualmente la televisione fa vedere delle lotte omosessuale: i carri provocatori, le piume di struzzo, i ballerini e le ballerine poco vestiti\e, che sfilano durante i Pride nazionale, senza mai mostrare tutta la folla assolutamente “normale” che segue quei carri.

Quando siamo partiti\e da Milano, non avevamo certezze riguardo alla riuscita della nostra iniziativa. Abbiamo occupato la piazza con i nostri gazebo e le nostre performance mentre i cittadini di Magenta si schieravano timidamente tutt’intorno a noi, senza osare entrare nel cerchio che avevamo creato. E’ stato bellissimo osservare come poco a poco, grazie anche alle capacità di coinvolgimento di molti e molte di noi, le persone hanno cominciato a entrare nel cerchio fino a quando la piazza è stata attraversata e vissuta dall’intera comunità a passeggio in una domenica pomeriggio diversa dalle altre, in un giorno dedicato dall’industria dei cioccolatini a un amore che non prevede l’amore omosessuale, ascoltando e partecipando a un’iniziativa che ha messo al centro il diritto e la libertà di essere se stesse\i, di amare ed essere amate\i per ciò che si è. Per una volta, la festa dell’amore è stata celebrata collettivamente, politicamente, per il sogno d’una società in grado di accogliere e valorizzare le diversità di tutte\i.

Pensiamo che il solo modo di vincere il pregiudizio e la violenza sia proprio questo: andare in mezzo alla gente, parlare, raccontarsi, con il coraggio di mettere al centro la nostra vita, perché è nel vivere che si fa esperienza di ciò che può essere condiviso e diventare patrimonio comune.