Domenica mattina densa di nuvole e pioggia sottile.
Speriamo si apra più tardi, ci diciamo.
Nuovi adesivi compaiono sul fianco del nostro pulman, colorato di tanti entusiasmi, in una piazza Loreto grigia, su cui si stagliano i cappelli colorati di Arcobaleni in marcia.
Un senso di festa. Si caricano gazebo, addobbi, volantini, libri, striscioni, bandiere, palloncini, magliette e pensieri.
Si caricano le nostre vite, i nostri corpi, le emozioni.
Le portiamo in giro.
Sempre difficili le piazze del Nord.
Sempre a superare intralci, scuse, paure, inciampi di date, mercati, politici che fanno finta, altri che si dileguano, rimandi, piazze che cambiano, rimpalli, autorità, permessi negati, che alla fine arrivano, per altrove, ma arrivano.
Alla fine, grazie alla tenacia di chi ci vuole, una piazza c’è.
Un po’ defilata, ma pur sempre piazza.
Non la piazza che avevamo chiesto, ma pur sempre piazza.
Non al centro del passeggio bergamasco, ma pur sempre sempre di domenica.
Soprattutto ci accoglie il sole che si apre, almeno lui generoso, che come si sa, brilla sui buoni e sui cattivi.
Alcuni di noi anticipano il pulman, lo aspettano, ed esultano quando arriva e scende l’Amore Spiazza, ed è un agitarsi di braccia e mani e montaggio di gazebo e musica che si accende e fa venir voglia di ballare.
Il pulman è un pacifico gigante bianco, su cui si staglia un immenso arcobaleno drappeggiato con mani abili.
“Ciao Bergamo!”
E la musica riempie la piazza e viene da ballare e comincia ad arrivare gente, soprattutto giovani, e stranieri e turisti di passaggio.
Ancora in tanti si fermano.
Ancora una volta le mani colorate si sovrappongono sul nostro telo.
Ancora una volta ricordiamo dal microfono che battersi contro l’omofobia vuol dire battersi contro la violenza e l’inciviltà, che riconoscere i diritti per chi si ama vuol dire dare diritto di cittadinanza a tutti coloro che sono portatori di una diversità che è ricchezza e progetto di un mondo migliore e il nostro è un orizzonte in cui il diritto è diritto e libertà per tutti/e e non privilegio per pochi. Il mondo che vogliamo è un mondo in cui il nostro simbolo, come quello della pace, ricorda le tante differenze che lo abitano e alle quali spettano rispetto e cittadinanza, i più poveri, gli immigrati, coloro che lavorano vedendo sempre più ristretto il loro diritto al futuro, i giovani nelle scuole a cui s’impedisce un’educazione sentimentale e sessuale che possa far crescere il rispetto e la gioia dell’incontro nella reciprocità.
A tutto questo penso, mentre mi affanno dietro il telone e guardo i compagni e le compagne coinvolgere la piazza con giochi e momenti di riflessione.
Allora noi ci proviamo, ancora e ancora, con un messaggio che vuole continuare, ostinatamente, a volere spiazzare gli egoismi e le miserie e i pregiudizi di tanta parte del Nord e che continueremo a visitare, grazie anche all’impegno e alla fatica di chi ci prepara il terreno, portando speranza e senso contro l’ondata di autoritarismo e miseria culturale e politica ancor più resa evidente dalle ultime elezioni politiche, là dove comunque si resiste e si lavora ogni giorno per una libertà che possa far crescere, essere, amare, semplicemente vivere autenticamente con i diritti e i doveri di tutti/e.
Nicoletta Buonapace
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